Bibliografia

Scuola di Psicoterapia Istituzionale:
bibliografia

Sulla teoria e la prassi della terapia istituzionale e della comunità terapeutica in particolare, esiste ovviamente un’imponente bibliografia.
Per chi è interessato soprattutto all’aspetto storico, il testo base è The Therapeutic Community di Maxwell Jones, 1953, Basic Book, New York, seguito da numerosi altri contributi, in congressi, riviste, e altri libri, fino a Beyond tre Therapeutic Community, 1968, uscito in Italia col titolo Al di là della comunità terapeutica, Ed. Il Saggiatore, 1974. In questi lavori si gettano le basi della teoria di M. Jones, che vede il lavoro istituzionale come un riprodurre all’interno dell’Ospedale una microsocietà, rappresentativa di quella esterna, in cui i pazienti sono invitati ad inserirsi e ad assumere responsabilità.
Diversa l’impostazione degli autori francesi, rappresentati soprattutto da P.-C. Racamier, che intendono il lavoro istituzionale con pazienti psicotici come una forma di psicoanalisi, una forma diversa, in gran parte da inventare, ma pur sempre rientrante nell’alveo dell’approccio ideato da Freud. Interessante e utile è la lettura del più conosciuto dei libri di Racamier Lo psicoanalista senza divano, Ed Cortina, 1982, e di numerosi altri suoi contributi, tra cui segnalo il capitolo “Psicoterapia psicoanalitica delle psicosi” in La psicoanalisi contemporanea, di S. Nacht, Ed. Newton Compton Italiana, 1973 e Gli schizofrenici, Ed. Cortina 1983. Da segnalare, di R. Diatkine, F. Quartier-Frings, A. Andreoli, Psychose et changement, Ed. PUF, 1991.
In ambito tedesco, il maggiore teorizzatore della terapia istituzionale come “terapia d’ambiente” (Milieutherapie) è G. Ammon, che si ispira alle ricerche di K. Menninger, iniziate già prima della seconda guerra mondiale. Non sono a conoscenza di suoi testi tradotti in italiano. Per chi fosse in grado di leggere il tedesco, una sintesi del suo pensiero si può trovare in Zur Theorie der Mileutherapie, nella rivista da lui stesso fondata DYNAMISCHE PSYCHIATRIE, 28. Jahrgang, 1995, n. 152/155, pag. 305.
Vi sono poi lavori che tentano di integrare gli approcci suddetti e, al tempo stesso, di percorrere nuove strade, anche tenendo conto delle numerose esperienze italiane sorte dopo la Legge 180. Tra questi va menzionato anzitutto Diego Napolitani, autore di vari lavori, tra cui Approccio Psicoanalitico alla sociodinamica delle istituzioni psichiatriche, in ARCHIVIO DI PSICOLOGIA PSICHIATRIA E NEUROLOGIA. Interessante, come rassegna di varie realtà terapeutiche e contributi teorici (quasi esclusivamente anglosassoni) Strutture intermedie in psichiatria, a cura di Margherita Lang, Ed. Cortina, 1982; più recente e centrato sulla realtà italiana è Il campo istituzionale, di A. Correale, Borla, 1991. Va menzionato Turbamenti affettivi e alterazioni dell’esperienza di F. Petrella, Ed. Cortina 1993. Tra i tentativi di cercare vie di teorizzazione originali per il lavoro comunitario, si colloca anche il mio Il buco nella rete – Le strategie impossibili della terapia comunitaria, Ed. ECIG, 1990.
Per quanto riguarda l’approccio cognitivo – comportamentale, Psicoterapia breve integrata a orientamento cognitivo – comportamentale per pazienti psicotici di Gislon, Feltrinelli e Psicoterapia della schizofrenia di D. Kingdon e D. Turkington, Ed. Cortina, 1994. Inoltre La terapia cognitiva per i deliri, le voci e la paranoia di P. Chadwick, M. Birchwood e P. Trower, Ed Astrolabio; L’ansia e le fobie. Una prospettiva cognitiva di A. T. Beck e G. Emery, Ed. Astrolabio; Manuale di Psicoterapia Cognitiva, di B. Bara, Ed Bollati Boringhieri.
Circa gli approcci corporei in psichiatria, dalla rieducazione psicomotoria alle varie forme di idroterapia, dallo sport terapeutico alla relaxation, ecc., devo segnalare, per l’originalità teorica e per la qualità dei suggerimenti pratici, La réeducation corporelle des fonctions mentales, di P. Sivadon e F. Gantheret, Les Editions Sociales Françaises, che non mi risulta sia stato tradotto in italiano. Fondamentale in quest’ambito l’opera di J. De Ajuriaguerra, i cui elementi portanti si possono trovare in alcuni suoi articoli tradotti in Clinica della psicomotricità, a cura di L. Carli e di A. Quadrio, Ed. Feltrinelli, 1981. Una messa a punto aggiornata e piuttosto ampia sulle terapie a mediazione corporea si può trovare negli Atti del Congresso Internazionale di Ginevra (1996) “Le psychothérapies à médiation corporelle”, reperibili, in inglese, come The Body in Psychotherapy, Ed. Karger, 1997; in francese, come Corps et Psychothérapie, Ed. Médecine et Hygiène, 1997. Per un tentativo di approccio teorico integrato alle tematiche relative al corpo, è possibile leggere, in italiano, Il corpo tra biologia e psicoanalisi, di C. Dejours, Ed. Borla.
Per l’Arteterapia in ambiente istituzionale, il testo fondamentale resta tuttora Les ateliers thérapeutiques d’expression plastique, di Anne Denner, Les Editions ESF, Parigi 1980, purtroppo non tradotto in italiano. E’ uno dei pochissimi testi che teorizzano il valore strutturante, terapeutico della mediazione artistica e cercano veramente le ragioni di fondo, il senso di un atelier nella terapia istituzionale per pazienti psicotici, a cavallo tra rieducazione e psicoterapia analiticamente orientata. Anche se non direttamente riguardante l’Arteterapia, può essere di valido aiuto per una corretta lettura del prodotto artistico il prezioso libretto di E. H. Gombrich, Freud e la psicologia dell’arte, Ed. Einaudi, 1967, che, a dispetto del titolo, contrasta l’abitudine psicoanalitica di leggere il contenuto delle opere d’arte, prescindendo dagli elementi formali. Per una panoramica sulle Arti Terapie in Italia vi sono gli Atti del primo Meeting Nazionale di Cagliari (1993) Le Arti Terapie in Italia, realtà e prospettive, Ed. Tecnostampa Trullo, Roma, 1994. Fondamentale per la sua chiarezza e concretezza Fare arteterapia, di Elena Giordano, Edizioni Cosmopolis, Torino,1999.
Il discorso generale sugli approcci corporei e sull’Arteterapia può essere esteso, con i necessari adattamenti, a molte altre terapie che utilizzano mediatori di vario tipo, dalla musica, al lavoro tecnico, ai cavalli, al teatro, al laboratorio linguistico – letterario, ecc., i cui aspetti specifici non possono essere presi in considerazione in questa sede.
Per una conoscenza delle metodiche su base paradossale, va citato Paradosso e controparadosso, di M. Selvini Palazzoli e Coll., Ed. Feltrinelli, 1975; e Psicoterapia paradossale, di Weeks, G. R. e L’Abate, L., Ed. Astrolabio, 1984. Notevoli inoltre, al riguardo, alcuni lavori dello stesso P.-C. Racamier, tra cui Paradoxe e paradoxalité: présentation et maniement tecnique, su Encyclopédie Médico-Chirurgicale, Psychiatrie, 37295 C 10, 2-1984.
Quanto sopra esposto, che intende costituire l’anima tecnico – metodologica della SCUOLA DI PSICOTERAPIA ISTITUZIONALE, fa parte della produzione di Giandomenico Montinari, riportata nei libri finora pubblicati.
Nel già menzionato “Il buco nella rete” (ed. ECIG, Genova, 1990), nel riportare l’esperienza del “Centro di Socioterapia DAILY”, prima comunità italiana (1973 – 1981) prototipo delle centinaia attualmente in funzione, fondata dal sottoscritto a Genova, viene delineato un modello teorico di terapia comunitaria, basato sulla co-presenza di tre dimensioni egualmente importanti, quella del padre (norma, realtà esterna), quella della madre (tenerezza, identificazione, indulgenza), quella dell’io (mondo del simbolico). La terapia è un continuo gioco, altamente dialettico, tra queste dimensioni, senza una prevalenza dell’una sulle altre.
Nel successivo “L’agnello e la scure” (Ed. Franco Angeli, Milano, 1998) vengono ricercate le radici antropologiche della terapia psicologica e psichiatrica, individuate nelle infinite forme di ritualità (anche violenta, da cui il titolo) che da decine di millenni ne costituiscono il prototipo. Anche in questo caso viene esplicitata una dialettica tripolare tra il bambino, la violenza esterna, il divino, rispondente a un paradigma profondissimo e ancestrale.
Ne “La malattia istituzionale dei gruppi di lavoro psichiatrico” (Ed. Franco Angeli, Milano, 1999), vengono delineate le modalità attraverso le quali un gruppo di lavoro psichiatrico “si ammala” e “si cura”, dando con ciò corpo a uno degli aspetti della terapia istituzionale.
“Psicoterapia al limite” (Ed Franco Angeli, Milano, 2001) è dedicato in maniera specifica alla teoria e alla prassi dei colloqui con valenza psicoterapeutica nelle istituzioni, con particolare riferimento all’esperienza di colloqui fatti da educatori e infermieri a pazienti disabili psicotici istituzionalizzati.

Gli altri miei libri e le mie pubblicazioni sono nelle sezioni “LIBRI” e “PUBBLICAZIONI”.